L'Obbedienza

Cosa significa obbedire?

La risposta è ovvia: adeguare il proprio comportamento ad un volere altrui, diverso dal volere proprio autonomamente determinato.

Facciamo però i debiti distinguo, ci si può adeguare ad un volere altrui semplicemente perché vi si è costretti, perché esiste una sproporzione nei rapporti di forza tra chi detta l’ordine e chi (impropriamente) obbedisce. E’ il caso del soldato nei confronti del superiore, della vittima nei confronti del carnefice. Ma qui non c’è obbedienza, c’è solo sottomissione ad un potere più forte. L’obbedienza autentica è un atto di libertà. E’ sospendere l’esercizio del proprio libero arbitrio e di affidarsi consapevolmente ad un altro. L’obbedienza è sempre un vero e proprio atto di fede nei confronti dell’altro, che nel nostro caso è il vertice della piramide scozzese. L’obbedienza autentica non è nè una pretesa, nè una imposizione, da parte di chi impartisce un ordine: è piuttosto una concessione da parte di chi liberamente si determina per essa. Non è quella che concediamo a causa della autorità dell’altro perché in tal caso ricadremmo nella sottomissione, ma in ragione della sua autorevolezza.

Decidendo di obbedire, sospendiamo il nostro giudizio per il tempo necessario, perché riconosciamo nell’altro la capacità di comprendere di più e meglio di quanto sappiamo fare noi, ritenendo che tale obbedienza ci farà crescere, e condurrà anche noi ad un più elevato grado di comprensione e di consapevolezza. In questa autenticità di rapporto, colui che ordina, e non impone, giacché sarebbe puro esercizio di potere, è proprio quello che si mette maggiormente in gioco, è quello che rischia di più, poiché sa che all’atto di obbedienza dovrà seguire l’effettiva dimostrazione di quel superiore livello di comprensione, a cui chi esegue, prima di obbedire, non poteva attingere. Se fallirà in questo, ci saranno delle conseguenze, non avrà più obbedienza, poiché egli avrà perso la sua credibilità, la sua autorevolezza (e dovrà ricorrere semmai alla sua autorità e al suo potere). Non dobbiamo dimenticare che l’istituzione scozzese è una istituzione iniziatica ed ogni fratello di grado elevato ha l’obbligo di istruire ed elevare i fratelli di grado inferiore. E’ quindi una grande responsabilità per i fratelli che sono al vertice, cioè quello di essere delle autentiche guide spirituali, dando il meglio di sé, se possibile oltre le proprie possibilità. Tornando quindi al Trinomio dell’Ordine, nel quarto grado del rito scozzese, la libertà non è venuta meno, perché il fratello scozzese è si sottoposto ad un giuramento di obbedienza, ma non deve retrocedere dalla libertà individuale, giacchè l’impegno preso, gli viene ricordato, è solo con la sua coscienza.

Nel mitraismo veniva creata una notte artificiale, ed il mitreo, anche se frequentato di giorno doveva sembrare frequentato dalla notte, per questo il soffitto veniva dipinto con il cielo stellato e la struttura a finta grotta. Perchè la luce che doveva illuminare i presenti doveva brillare nel buio. La notte e la mezzanotte che di questa è la profondità, deve far concentrare sulla propria interiorità perchè nel nostro iniziale buio interiore comincia il viaggio che ci porterà a scoprire l’inestinguibile luce interiore. San Giovanni scriveva che nella nuova Gerusalemme “non vi sarà più bisogno del sole, perchè Iddio ne sarà la luce”, per questo il Cristo veniva rappresentato come il sole che sorge eternamente, e Cristo è nato a mezzanotte. San Gregorio di Nissa commenta così “Il gran giorno della vita eterna non sarà più illuminato dal sole visibile, ma dalla vera luce, il sole della giustizia, detto “Oriente” dai profeti perchè non nascosto dai tramonti. Infine vogliamo citare R. Guénon, che affermava il culmine del sole spirituale ha luogo a mezzanotte per analogia inversa con quello del sole fisico, e l’iniziazione ai misteri antichi era assimilata al sole di mezzanotte.