Inoltriamoci ora nel simbolismo più profondo, la Testa mozzata che campeggia sul grembiule del nono grado, più che suscitare raccapriccio deve collegarci ad un simbolismo arcaico. Simbolismo collegato all’anello e all’uroboros entrambi i simboli sono un riferimento all’avvolgimento della vita su se stessa, il serpente senza fine che si morde la coda simbolo della manifestazione ciclica e guardiano della potenzialità dell’essere. Se torniamo per un attimo al simbolismo dello stare all’ordine in un grado dell’azzurra, noi teniamo la mano aperta in una posizione che simboleggia la separazione della testa dalla parte inferiore del corpo. Noi in questo affermiamo la volontà di dominare le passioni e gli istinti, creiamo una separazione tra l’uomo superiore e l’uomo inferiore. La separazione dell’uomo superiore da quello inferiore non è un processo senza traumi è un percorso lungo e tormentato. Come nelle procedure metallurgiche la spada per poter essere riaffilata deve esse di nuovo triturata, poi fusa e poi riforgiata col fuoco e col martello sull’incudine.
Appunti sulla Testa Tagliata
nono-grado-grembiule Esiste una sorta di ambivalenza connessa con la acquisizione di una forma indifferenziata. Da premettere che se osserviamo la carta dei tarocchi n° XIII quella della morte noi vediamo uno scheletro che falcia un campo di teste, dal taglio ricrescono mani e piedi. C’è una sorta di similitudine tra testa con mani e piedi. Connessa con la posizione eretta, Il fatto di perdere la posizione eretta si collega al ritmo del sonno e della veglia essendo una quantità angelica e una qualità titanica ed il recupero della posizione eretta evoca la mutazione divina dell’essere, il mito delle sirene donne con la coda di pesce e liberate dall’incantesimo da un eroe e muniti di piedi umani. Il simbolismo della coscia ferita come quello dell’assenza dei piedi è perfettamente assimilabile a quello della forma ofidica che è la caratteristica più evidente dello stadio titanico dell’essere. La coscia ferita e la forma di rettile sono simboli di decadenza dell’essere? Nei racconti medievali che trattano della cerca del Graal è presente la figura del re pescatore che è il custode del Graal ed è ridotto in quello stato per aver cercato di vedere il Graal senza avere i requisiti, l’eroe conquistando i premio causerà la guarigione del re. In Alchimia altro campo simbolico, il destino del re mostra che la decadenza, se si manifesta nel fatto di essere zoppo o senza piedi, trova il suo rimedio nella decapitazione, in quanto la testa simboleggia il principio dell’”Io” che mantiene l’Essere nella limitazione dell’individualità. D’altra parte, se si paragona il Titano primordiale al drago che si morde la coda, simbolo circolare dell’infinito originario, «senza piedi né testa, che nasconde le sue due estremità», come è descritto Agni il dio del sole nel Rig-Veda, va inteso in questo caso che, per riuscire ad uccidere il Titano, l’essere deve acquisire dei piedi ed una testa, rompere cioè il cerchio chiuso all’origine, ma che, alla fine dei tempi, esso deve restituire all’unità quegli elementi che hanno fatto di lui un essere multiplo, ridiventare cioè come all’origine « senza piedi né testa » .
Se ci spostiamo nella simbologia della grafica dei simboli numerici potremmo riassumere la metafisica dei numeri dicendo che lo Zero esprime il Non-Essere o la Suprema Origine; l’uno, l’Essere e l’Unità primordiale; il due, la Dualità cosmica, i due poli della manifestazione; il tre, i principi della manifestazione stessa in quanto soggetto, oggetto ed il rapporto che li unisce (quali il Conoscente, il Conosciuto e la Conoscenza); il quattro, l’espansione stessa della manifestazione delle sue modalità formali ed informali.