Nell’arte muratoria, durante i lavori nel Tempio ci confrontiamo continuamente con delle raffigurazioni simboliche, queste raffigurazioni sono degli emblemi. Un emblema consiste in una costellazione di simboli che costituiscono un discorso articolato e complesso per indurre nell’adepto la comprensione di qualcosa di più grande della mente umana. Quando noi con l’aiuto dell’intuizione esploriamo un simbolo non facciamo altro che meditare nella accezione orientale, pratichiamo quello che gli indiani chiamerebbero “Dhyana”, atto in cui una concentrazione superficiale cede il passo ad un flusso costante di consapevolezza verso l’oggetto della meditazione. La successione degli eventi porta alla contemplazione dove c’è la completa fusione tra l’osservante, l’oggetto e l’atto stesso di osservare. Questo ci eleva al di sopra del normale stato di coscienza e ci permette di acquisire una conoscenza al di sopra della normale portata della mente umana. Possiamo paragonare questa situazione a quella della ricerca Zen, dove il cercatore cerca di capire che cosa e’ lo Zen, ma lo Zen non è acquisibile attraverso le parole, e può essere compreso solo dopo molto studio, molta pratica e l’esperienza esplosiva del “Satori” che è un pò come l’illuminazione sulla strada di “Damasco”.
I Rituali iniziatici e le Tecniche estatiche
Dunque l’adepto ha acquisito una conoscenza che non è esprimibile a parole anche se viene normalmente indicata come il “Verbo” “la Parola” “la Parola perduta”. Questa conoscenza non è ora comunicabile agli altri, perchè l’adepto si trova ad un livello diverso, e per poter comunicare questo segreto c’è la necessità che gli altri si elevino a questo livello acquisendo quella conoscenza, ma allora non è più necessario comunicarla perchè anche l’altro la conosce. Penso che sia utile ora definire che cosa sono le tecniche estatiche. Ogni cultura nelle varie epoche ha espresso: una religione, una cultura antropologica, e delle tecniche di liberazione, ad esempio il Buddismo ha prodotto il Lamaismo e lo Zen, l’Induismo lo Yoga e il Vedanta, l’Islam il Sufismo. Quest’ultimo nato in ambiente “Parsi” e Mazdeico è sopravvissuto alla conquista islamica e si è integrato in essa. Nel cristianesimo esiste un metodo estatico ed è l’Alchimia. L’Alchimia nasce da una evoluzione complessa da una felice sintesi della cultura Egizia con la cultura Neoplatonica e Pitagorea. L’Alchimia è stata una delle componenti fondamentali del movimento rosacrociano ed i rosacroce lo sono stati della Massoneria. Cosa persegue la tradizione alchemico-rosacrociana? Quello che perseguono tutte le tradizioni mistiche, la conoscenza assoluta, l’angelomorfosi dell’uomo ed il ritorno al Padre Celeste. In alchimia si parla di pietra filosofale, di trasmutazione dei metalli vili in oro, di acqua della vita, di polvere di proiezione, ma la materia prima che viene manipolata è sempre la stessa, “l’Uomo”. Quando nei libri di alchimia leggiamo ad esempio che l’operatore versa dello “spirito del sale” (acido cloridrico) sul piombo e sulla superficie del liquido si forma una stella bianca brillante che sembra tracciata col compasso noi potremo provare per secoli invano, ma nessuna stella si formerà mai sulla superficie di liquidi materiali. Mentre invece dopo aver praticato varie tecniche mistiche al nostro sguardo interiore apparirà una stella bianca brillante, che non è altro che una porta che ci condurrà nel mistico giardino della saggezza. Questa porta interiore è ben rappresentata nella tavola di primo grado come la stella che si trova alla sommità della scala dove la scala e la luce a forma di stella sottintendono un passaggio, un passaggio per la dimensione dello spirito. Le tecniche estatiche in alchimia e di conseguenza in massoneria, sono molto varie, e molti punti in comune hanno con lo Yoga, il sufismo e lo Zen, ma per ovvi motivi non ne possiamo parlare pubblicamente. Che cosa si prova durante la pratica di queste tecniche? Per descrivere ciò dobbiamo prima di tutto stabilire dei punti di riferimento ed alcune cose sono fondamentali:
1) La fisiologia animico-spirituale dell’ uomo è grosso modo uguale per tutti. fatto salvo il diverso grado evolutivo.
2) La medesima esperienza spirituale può essere percepita in maniera diversa a seconda dell’ ambito culturale in cui ci troviamo.
3) La nostra coscienza di veglia interpreta l’esperienza spirituale che stiamo vivendo, ed infatti cerca di ricondurre ciò che percepiamo in una sorta di compromesso con esperienze sensorie e razionali consuete.
4) Noi sperimentiamo inizialmente archetipi, immagini mentali depositate nella nostra memoria collettiva
a) La prima sensazione che viene è la sensazione di pace e di tranquillità questo è il mare calmo della psiche ed è già una immagine archetipica, poi arriva la sensazione di luce, uso il termine “sensazione” per sottintendere che non si tratta di “visione” ma di “Percezione Animica”facciamo un bagno di luce ed anch’essa è associata ad emozioni che probabilmente veicola. La sensazione che si ha uscendo dal corpo può essere di due tipi, l’espansione od il tuffo, Il primo è una percezione piacevole di immaterialità corporea quasi che il corpo diventi come nebbia leggera, per cui la nostra coscienza si espande come conseguenza di della perdita di localizzazione fisica la sensazione è piacevolissima anche perchè Anima e mente perdono all’istante i loro vincoli fisici ed escono come una ondata di fluida e penetrantissima luce da ogni poro si percepisce anche l’interno degli oggetti circostanti.
b) La seconda è simile ad un tuffo dal trampolino con tanto di sensazione dell’attraversamento in profondità della massa d’acqua. Quest’ultima esperienza provocata dall’entrata in uno stato di animazione sospesa da proprio la sensazione di uno stacco del respiro e la sensazione che l’anima si apra come un unico occhio”. Bellissima sensazione prima il tuffarsi nelle profondità dell’io poi il riemergere slanciarsi in alto ed espandere la coscienza fino ad avere una visione sferica in ogni dimensione. Questa è già una iniziazione molto avanzata. C’è un’altro tipo di sensazione per quanto relativamente rara in cui si ha l’impressione che le suture del cranio si siano disgiunte dando passaggio alla sua anima che liberata da lunga oppressione, respirando finalmente a pieno, si slanciò gioiosa dilatandosi come la vela di una nave.
c) La terza sensazione è solo visiva infatti c’è la sospensione della percezione normale del mondo esterno, poi si percepisce una luce opalina diffusa, che poi divenne azzurrina diafana, luce alla quale successe una sensazione di completa oscurità (il “nero” ermetico?). Dopo un certo tempo, si manifesta di colpo una visione di un’enorme turbine di fiamme che investe l’adepto. Il senso di identità non è più limitato da un corpo ma si ha la sensazione che abbracci tutti gli atomi circostanti. chi ha sperimentato queste sensazioni riferisce di aver Conosciuto il centro dell’empireo, quale punto di percezione intuitiva all’interno del cuore. Uno splendore irradiante che sorge dal proprio nucleo e si estende su ogni parte della struttura universale. >> l’anima si schiude in seguito, alla sua liberazione, acquista una possanza completa, una più grande espansione. Diceva Pitagora: >. Per questo che c’è una analogia così stretta fra i termini greci che significano e (Teleutan e telein), e c’è il gioco dell’ambivalenza tra morte fisica e morte iniziatica. Ma ogni volta c’è intensa consapevolezza che mai prima di allora ci si sia sentiti completamente vivi. L’iniziazione oltre a vedere diversi se stessi fa vedere diversi anche gli altri, gli iniziati intendo. La vista dell’aurea altrui in forma completa può dare l’impressione di una grande fiamma.